Mancano ormai pochissimi giorni all’avvio del BeAlternatives-TEDxTaranto, un talk event itinerante che interesserà il capoluogo jonico e la sua provincia, nelle date del 27, 28 e 29 novembre. Una grande opportunità di confronto (per i giovani, per gli imprenditori) su temi importantissimi quali il futuro del lavoro, la tecnologia, le startup, l’integrazione, le reti virtuali e fisiche, etc. L’evento culminerà con il TEDxTaranto, in programma il 29 novembre, al Teatro Fusco

Sette le scuole tarantine che hanno aderito al progetto, più una delegazione di studenti dell’IIS Enrico Fermi di Policoro (in provincia di Matera) che, accompagnata dal professor Pino Suriano, raggiungerà il Fusco per l’iniziativa TED. Con lui abbiamo parlato delle esigenze della scuola attuale, delle aspettative dei ragazzi, delle modalità con le quali partecipano alle attività formative e di altro ancora. 

Professor Suriano, quale importanza ha, per gli studenti e per l'istituzione scuola, la partecipazione al TEDxTaranto?

Penso sia fondamentale per i ragazzi l’incontro con la creatività in quanto tale, cioè con l’atteggiamento di chi ha la mente aperta, di chi genera novità perché non è schiavo degli schemi. È un aspetto che gli speakers del Ted solitamente incarnano positivamente, in quanti promotori o testimoni di idee o esperienze di innovazione, di scoperta del nuovo: di solito scopre il nuovo chi non ha troppi schemi. 

Attualmente c'è spazio per il confronto/dialogo tra docenti e alunni, in ambito scolastico? 

Sì, lo spazio c’è, anche se il confronto è sempre più difficile, perché la velocità del cambiamento sociale e tecnologico accresce le distanze culturali e di sensibilità; ma esistono dinamiche ed esperienze universali (amore, passione per gli altri, gusto per il bello, cattiveria umana, paura di perdere ciò che si ama) che offrono sempre uno straordinario “spazio di incontro”. La grande arte o la letteratura a scuola sono vive quando diventano occasione di confronto e di incontro. 

Come la tecnologia ha cambiato il lavoro dell'insegnante? 

Non lo ha cambiato più di tanto, questo è il problema. Se ci fa caso, la tecnologia ha letteralmente rivoluzionato quasi tutti gli ambiti lavorativi, ma la scuola sembra essere rimasta indenne. L’innovazione è entrata nella burocrazia (registro elettronico, protocolli amministrativi), ma non nel cuore della scuola: la didattica. 

Salvo pochi casi, si continua a lavorare più o meno come trent’anni fa, persino nei contenuti e nella scelta dei testi. Anzi, ogni introduzione innovativa è vista come una deviazione poco concreta e spesso associata ad un’idea di gioco, ad una perdita di tempo. 

Questo accade perché il digitale e l’innovazione hanno tempi di avvio e organizzazione che appaiono dispersivi anche agli studenti, ma quel tempo, a lungo termine, si recupera ampiamente, se le attività vengono implementate per assumere forma sistematica. Non sempre, però, si ha questa pazienza.

In che modo è possibile "rimodulare" il ruolo della scuola in una società che evidentemente cerca e trova modelli (non sempre positivi) altrove?

Se fino a qualche tempo fa educare poteva significare tirare fuori (ex-ducere) l’allievo dal “selvaggio”, per condurlo nel mondo socialmente e culturalmente evoluto, incarnato dall’insegnante, oggi lo studente di 15/16 anni ha già uno spazio culturale suo, dal quale spesso l’adulto è escluso. Insomma, ormai gli input culturali provenienti dalla scuola sono solo una parte di quelli che un ragazzo quotidianamente riceve.

La scuola deve comprendere di non essere più il centro del mondo: più si farà umile, in questo senso, più sarà efficace, perché dovrà essere capace di cogliere e ben indirizzare ciò che di buono accade fuori dalle sue mura. Ecco, noi siamo un esempio in questo senso: siamo al TED perché il TED è uno spazio di stimolo esterno alla scuola, ma pienamente funzionale ai suoi obiettivi: espressività, senso critico, innovazione, applicazione tecnologica e scientifica. 

I temi che il TEDx affronta sono diversi: dalla tecnologia applicata alla salute, all'integrazione sociale, alle reti virtuali e fisiche. Quali sono in generale, a prescindere dalla vostra partecipazione al TED, i temi più sentiti, tra i suoi alunni? 

Colpisce molto il tema delle reti, cioè dei legami generativi. E poi piace l’innovazione in senso generale: sentono la bellezza del nuovo e il gusto del creare qualcosa che prima non c’era. Però direi che non è tanto questione di temi, quanto di linguaggi e soprattutto di legame con l’esperienza. I ragazzi amano tutto ciò che comprendono e che percepiscono come interessante per sé stessi.