Volto aperto e sorridente, Giovanni Re, Community manager, divulgatore culturale nell’ambito della Visual Communication e artigiano tecnologico, ha portato al BeAlternatives-TEDxTaranto la sua vivacità intellettuale e i colori della sua personalità.

Impegnato nella partecipazione a centinaia di eventi in ogni angolo del mondo, ha accolto con grande entusiasmo l’invito a far parte del progetto BeAlternatives. Ai ragazzi dell’IISS Don Milani-Pertini di Grottaglie, l’autore del bestseller #communitymanager, scritto con Osvaldo Danzi, ha parlato del suo percorso personale. Delle scelte e delle passioni che lo hanno accompagnato, da giovane creativo del Sud, attraverso un brillante itinerario professionale. Un lavoro, il suo, premiato nell’ambito di prestigiosi contest e riconosciuto presso le università nazionali ed internazionali. La sua esperienza ha tratto linfa soprattutto dall’incontro con altre culture, dal contatto con universi sociali ed economici come gli Stati Uniti d’America e il Giappone. 

Presso la Cittadella delle Imprese, durante l’Innovation Day del 28 novembre scorso, Re ha catturato l’attenzione degli studenti focalizzando il suo intervento sull’importanza della comunità, intesa come insieme di persone, non pseudo identità. Intenti, esigenze e desideri che, grazie alla tecnologia, possono incontrarsi, anche se sono espressione di paesi tra loro molto distanti geograficamente. Come speaker del TED ha raccolto, come altri relatori, molti applausi. Subito dopo l’incontro con gli studenti, abbiamo dialogato qualche minuto con lui. 

Quali impressioni ti hanno lasciato gli studenti, nell’ambito del BeAlternatives-TEDxTaranto?

Ho avuto la possibilità di incontrare tanti ragazzi. Ho cercato sempre di sollecitarli a partecipare, a rivolgermi delle domande. Per me è necessario che si crei, in queste occasioni, una sorta di interazione con chi mi ascolta.  

E com’è andata? Hanno colto il tuo invito?

Alcuni di loro mi si sono avvicinati, alla fine dei workshop, per chiedermi di poter restare in contatto con me, anche dopo l’evento. Molti hanno alzato la mano, mentre parlavo dell’avvio del mio percorso, della mia attività come Community manager, del ruolo che la comunicazione ha assunto oggi, nelle sue diverse forme. Ho sentito molta curiosità da parte loro, anche se espressa timidamente, in alcuni casi. 

Immaginavi ragazzi con una maggiore sicurezza, interventi forse più coraggiosi? 

Gli studenti sono penalizzati spesso dalla scansione temporale che caratterizza le loro giornate, in special modo nelle aule scolastiche. Questa frammentazione del tempo non li aiuta, forse manca la possibilità di approfondire gli argomenti di studio e non solo quelli. Credo non siano abituati ad essere coinvolti, a sostenere un confronto, a parlare delle loro passioni. 

I mezzi che hanno a disposizione per comunicare sono tanti. Qual è la qualità della loro comunicazione?

Hanno tutti la tecnologia in tasca, ma molti di loro ne ignorano le reali potenzialità. Paradossalmente gli smartphone, i social e le app tendono ad isolarli, piuttosto che favorire la socialità. Ciò dipende anche dalla tendenza che è in ciascuno di noi, a diffidare di tutto quello che è distante, che non conosciamo. E invece proprio liberando la voglia di ricerca, si possono stabilire delle connessioni fantastiche. Sta a noi stimolare in loro l’interesse.

Bisognerebbe quindi ripensare le formule educative?

Forse. I giovani hanno tanti strumenti a disposizione, tante opportunità che aspettano solo di essere colte. I dispositivi elettronici finiscono invece con l’essere, il più delle volte, oggetti da possedere, non veicoli per viaggiare, incontrare culture diverse, interessarsi alla vicenda di una persona che parla un’altra lingua, perché vive all’altro capo del mondo. Il valore della comunicazione è incommensurabile e la ricerca di vie di comunicazione è una cosa che mi appassiona da sempre. I giovani vanno stimolati ad aprirsi al mondo.